Sono figlio dello Stato sociale. Quella della mia famiglia è una storia che parla di Sud, di una famiglia di sette fratelli, cinque dei quali emigrati al Nord, di una mamma casalinga e un papà guardiano di mucche sordomuto. È una storia di emancipazione, realizzatasi quando la politica governava l’economia. La mia sorella maggiore, durante gli studi universitari, apprese che la sindrome di nostro padre era curabile: gli fu fornito gratuitamente un apparecchio acustico grazie al quale recuperò l’udito e persino la parola, anche se parlerà sempre come un bambino. A Torino, dove aveva iniziato a studiare, mio fratello maggiore scoprì l’esistenza del collocamento obbligatorio (una novità per noi!) per persone con disabilità: nel 1981 ci trasferimmo tutti in Piemonte, dove a mio padre fu assegnato un lavoro come bidello. Durante l’adolescenza, ho trascorso quattro mesi all’anno lavorando nei ristoranti di Monaco di Baviera. In seguito, come tutti i miei fratelli, ho ricevuto dallo Stato il sostegno finanziario per studiare all’università: a Roma ho beneficiato di sussidi per l’alloggio, i pasti, i trasporti e i libri. Anche durante il dottorato ho ottenuto borse di studio italiane e straniere, inclusa una Fulbright che mi ha permesso di svolgere attività di ricerca a New York. È anche grazie a queste opportunità che nel 2018 sono diventato professore ordinario di Economia.

"Sono figlio del welfare; senza stato sociale laverei le padelle in Germania!"